Chlorophyllum rachodes (Vittad.) Vellinga

Macrolepiota rachodes (Vittad.) Singer - Lepiota rachodes (Vittad.) Quél. - L. olivieri Barla - Leucocoprinus rachodes (Vittad.) Pat.

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Chlorophyllum rachodes

Principali caratteri identificativi: C. rachodes presenta come caratteri macroscopici determinanti il cappello ricoperto da grosse squame in rilievo, fitte e sovrapposte l’una sull’altra, cioè embricate, la carne arrossante all’aria, il gambo con anello doppio scorrevole e superficie liscia, con bulbo basale largo e marginato. Può raggiungere buone dimensioni, ma inferiori alla simile e più conosciuta Macrolepiota procera. L’odore è gradevole, fungino, mentre il sapore è praticamente assente.

Caratteri microscopici: Presenta spore lisce, ialine (trasparenti), con poro germinativo visibile, bianche in massa e misurano in media 9-11 × 6,5-7,5 µm.

Habitat e fenologia: Specie comune, ma non abbondante in Toscana. È rinvenibile nei parchi o nei boschi di conifere, dalla pianura alla montagna e nasce dall’autunno all’inizio inverno.

Commestibilità: In letteratura, C. rachodes viene considerata una specie commestibile al pari della simile Macrolepiota procera e relativo gruppo. Tuttavia, oltre a dover raccomandare prudenza come fatto per la M. procera, per C. rachodes si devono inoltre denunciare molti casi di intolleranza e disturbi alimentari vari, forse dovuti alla scarsa digeribilità di questa specie, ma da non sottovalutare. Per questa ragione ci sembra più corretto sconsigliare l’uso alimentare di C. rachodes anche in funzione del fatto che può essere confuso facilmente con altre entità simili e ritenute sospette tossiche (vedere specie a confronto).

Specie a confronto: Innanzitutto è facile distinguere C. rachodes da Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Singer e relativo gruppo, avendo quest’ultima gambo zebrato anziché liscio e carne non arrossante, tranne che in M. procera f. permixta (Barla) Vizzini & Contu, ma in modo meno evidente.
Appartenente allo stesso genere Chlorophyllum è facile raccogliere C. brunneum (Farl. & Burt) Vellinga [= Macrolepiota rachodes var. bohemica (Wichansky) Bellù & Lanzoni], molto più comune di C. rachodes e tipico dei giardini e degli ambienti in generale antropizzati, identificabile per il bulbo ancora più evidente e le squame del cappello più distanziate, non embricate, disposte più o meno circolarmente. In letteratura si trova citata anche Macrolepiota venenata (F.H. Jacob) Bon, indicata come tossica, che si differenzierebbe per la squamatura del cappello radiale anziché circolare; tale entità è oggi quasi unanimemente considerata sinonimo di  C. brunneum, e questo non fa altro che confermare la nostra diretta esperienza sul campo per cui le differenze sopra citate non risultano sempre apprezzabili.

Inquadramento:

    • DIVISIONE: Basidiomycota
    • SUBDIVISIONE: Agaricomycotina
    • CLASSE: Agaricomycetes
    • SUBCLASSE: Agaricomycetidae
    • ORDINE: Agaricales
    • FAMIGLIA: Agaricaceae

      Note e curiosità: A seguito degli ultimi studi in materia, il gruppo di Macrolepiota gravitanti a quella che era denominata M. rachodes sono state ricombinate nel genere Chlorophyllum; questo genere comprendeva precedentemente specie rare o non presenti in Italia, tra queste il C. molybdites (G. Mey. : Fr.) Massee, infatti molto simile ad una Macrolepiota, tossico, molto comune in Nord America, noto per la sua tendenza a crescere in gruppi di numerosi esemplari con disposizione a cerchio, i cosiddetti cerchi delle streghe, anche completi con diametri di decine di metri.